TEMA IN CLASSE 21 MARZO
Classe III SA Torino, 21 marzo 2022
Tema
in classe tipologia C esame di Stato
- Riflessione critica di carattere espositivo-argomentativo su tematiche di
attualità
Nota esplicativa
La tipologia C vi
fornisce uno spunto esplicito di partenza, in questo caso l’incipit del romanzo di Aldous Huxley (Godalming,
Inghilterra, 1894- Losa Angeles 1963) intitolato Brave
New World, tradotto Il mondo nuovo,
pubblicato per la prima volta nel 1932. Ne riproduco brevemente la trama. In un
immaginario stato totalitario del futuro, il 2540 della nostra era, il 632
nella nuova cronologia istituita, organizzato
in base a regole di massima produttività e dedito al culto di Ford (il
riferimento è proprio alla casa automobilistica statunitense), i cittadini
vivono liberi da guerra e malattie e hanno accesso libero a piaceri fisici (che
vengono privilegiati, al fine di inibire emozioni e sentimenti duraturi). Per
raggiungere e mantenere questo
equilibrio, però, gli abitanti vengono concepiti e prodotti industrialmente in
provetta: ingegneri genetici provvedono a manipolare gli embrioni, coltivati in vitro, in modo da renderli più o meno ben sviluppati
dal punto di vista psicofisico (dagli individui alfa ai beta, ai gamma, delta e epsilon, di decrescente
intelligenza). Durante l'infanzia, inoltre, tutti gli esseri prodotti così
artificialmente vengono condizionati con la tecnologia e con le droghe e da
adulti occupano ruoli sociali prestabiliti in base alle caste di appartenenza.
I ruoli di potere sono detenuti dagli individui alfa, i beta sono
amministrativi con funzioni solo esecutive, mentre le tre caste inferiori
svolgono lavori manuali via via più usuranti (agli epsilon sono fornite per tutto l’arco dell’esistenza droghe che
rendano sopportabili le condizioni estreme in cui lavorano). Dopo una prima parte dedicata a descrivere l’organizzazione
del mondo nuovo, nella seconda viene
introdotto il personaggio di un giovane,
di nome John, nato da una madre naturale e cresciuto in una riserva del New Mexico,
nella quale sono lasciate vivere (seppur isolate dagli altri) alla
maniera antica svariate persone, al fine di costituire una sorta di oggetto
di studio sociale o di parco dei divertimenti per i veri abitanti del nuovo mondo. L’intera seconda parte segue il
tormentato percorso di conoscenza del vero
mondo da parte di John cresciuto nella riserva,
la conflittualità di sentimenti che si manifestano in lui, fino a una tragica
conclusione.
Lo svolgimento del tema
deve tenere presente il testo sotto riportato, la visione dell’Onda e i materiali inseriti come
ulteriori alimenti di pensiero sul blog, ma per il resto è a libera
impostazione: si tratta di esprimersi in merito a un tema fondamentale
che vi sembri possibile rintracciare in ogni spunto proposto, oltre ad avere importanza
per voi. Lo svolgimento quindi deve essere espositivo e argomentativo e
avere un titolo, che assegnerete alla fine.
Un edificio grigio e pesante
di soli trentaquattro piani. Sopra l'entrata principale le parole: ‘Centro di
incubazione e di condizionamento di Londra Centrale' e in uno stemma il motto
dello Stato Mondiale: 'Comunità, Identità, Stabilità'. L’enorme stanza al
pianterreno era volta verso il nord. Fredda, nonostante l'estate che sfolgorava
al di là dei vetri, nonostante il caldo tropicale della stanza stessa; una luce
fredda e sottile entrava dalle finestre, cercando avidamente qualche manichino
drappeggiato, qualche pallida forma di mummia accademica, ma trovando solamente
il vetro, le nichelature e lo squallido splendore di porcellana di un
laboratorio. Gelo rispondeva a gelo. I camici dei lavoratori erano bianchi, le
loro mani erano protette da guanti di gomma di un pallore cadaverico. La luce
era gelida, morta, fantomatica. Solo dai gialli cilindri dei microscopi essa
prendeva a prestito un po' di sostanza calda e vivente, spalmandola come del
burro sui lucidi tubi, striando con una lunga successione di strisce luminose i
tavoli di lavoro. «E questa» disse il Direttore aprendo la porta «è la Sala di
fecondazione.» Nel momento in cui il Direttore del Centro di Incubazione e di
Condizionatura entrò nella stanza, trecento fecondatori stavano chini sui loro
strumenti, silenziosi e quasi trattenendo il respiro, qualcuno canterellando e
fischiettando, modo incosciente di manifestare talvolta la più profonda
concentrazione. Un gruppo di studenti arrivati da poco, molto giovani, rosei e
imberbi, seguivano i passi del Direttore con una certa apprensione, quasi con
umiltà. Ciascuno di essi teneva un taccuino in cui scarabocchiava
disperatamente ogniqualvolta il grand'uomo apriva bocca: attingevano
direttamente alla fonte, privilegio raro. Il Direttore di Londra Centrale aveva
sempre cura di condurre in giro personalmente per i vari reparti gli studenti
nuovi. «Semplicemente per darvi un'idea generale» egli era solito dir loro.
Perché un’idea generale dovevano pure averla, per compiere il loro lavoro
intelligentemente; e tuttavia era meglio che ne avessero il meno possibile, se
dovevano riuscire più tardi buoni e felici membri della società. Perché, come
tutti sanno, i particolari portano alla virtù e alla felicità; mentre le
generalità sono, dal punto di vista intellettuale, dei mali inevitabili. Non i
filosofi, ma i taglialegna e i collezionisti di francobolli compongono
l'ossatura della società. «Domani» egli aggiungeva con una bonomia sorridente
ma lievemente minacciosa «vi metterete a lavorare sul serio. Non avrete da
gingillarvi con le generalità. Nel frattempo...» Nel frattempo, altro detto
memorabile. Via, dalla bocca al libretto di note. I ragazzi scarabocchiavano
come pazzi. Alto e piuttosto magro, ma dritto, il Direttore s'avanzò nella
stanza. Egli aveva il mento lungo, i denti forti e alquanto sporgenti, coperti
a malapena, quando non parlava, dalle labbra piene e floridamente curve.
Vecchio, giovane? Trent'anni? Cinquanta? Cinquantacinque? Era difficile dire.
In ogni modo era una domanda che non si poneva; in quest'anno di stabilità, A.
F. [anno di Ford] 632, non veniva in mente a nessuno di formularla. «Comincerò
dal principio» disse il Direttore: e gli studenti più zelanti annotarono la sua
intenzione nei taccuini: ‘Cominciare dal principio’. «Questi» e agitò la mano
«sono gli incubatori.» E aprendo una porta isolante mostrò loro file su file di
provette numerate. «La provvista settimanale d'ovuli. Mantenuti» spiegò «alla
temperatura del sangue; mentre i gameti maschi» e qui aprì un'altra porta
«devono essere mantenuti a trentacinque gradi invece di trentasette. La piena
temperatura del sangue li sterilizza. Gli arieti avvolti nel thermogène non
generano agnelli.» Ancora appoggiato agli incubatori egli fornì agli studenti
una breve descrizione del processo moderno della fecondazione, mentre le matite
volavano vertiginosamente sulle pagine; parlò in primo luogo, naturalmente,
della sua base chirurgica: «... l'operazione volontariamente subita per il bene
della società, senza contare che essa porta con sé un premio ammontante a sei
mesi di stipendio...»; continuò con un sommario esposto della tecnica della
conservazione dell'ovaia estirpata allo stato vivente e in pieno sviluppo;
passò a fare delle considerazioni sulla temperatura ideale, la salinità e la
viscosità; accennò al liquido nel quale si conservano gli ovuli separati e
giunti a maturazione; e, condotti i discepoli ai tavoli di lavoro, mostrò loro
praticamente come questo liquido veniva levato dalle provette; come lo si
faceva cadere goccia a goccia sui vetrini appositamente intiepiditi delle preparazioni
microscopiche; come gli ovuli in esso contenuti venivano esaminati dal punto di
vista dei caratteri anormali, contati e trasferiti in un recipiente poroso;
come (e li condusse a vedere l'operazione) questo recipiente veniva immerso in
un liquido caldo contenente degli spermatozoi liberamente nuotanti, «alla
concentrazione minima di centomila per centimetro cubo» egli insistette; e
come, dopo dieci minuti, il recipiente era levato dal liquido e il suo
contenuto riesaminato; come, se qualche ovulo non fosse stato fecondato, esso
veniva immerso di nuovo e, se necessario, un'altra volta ancora; come le uova
fecondate tornavano agli incubatori: dove gli Alfa e i Beta rimanevano fino al
momento d'esser definitivamente messi nei flaconi; mentre i Gamma, i Delta e
gli Epsilon ne veniva tolti, dopo solo trentasei ore, per subire il Processo
Bokanovsky. «Il Processo Bokanovsky» ripeté il Direttore: e gli studenti
sottolinearono queste parole nei loro taccuini. Un uovo, un embrione, un
adulto: normalità. Ma un uovo bokanovskiacato germoglia, prolifica, si scinde.
Da otto a novantasei germogli, e ogni germoglio diventerà un embrione perfetto,
e ogni embrione un adulto completo. Far crescere novantasei esseri umani dove
prima ne cresceva uno solo. Ecco il progresso. «Nella sua essenza» concluse il
Direttore «il processo di bokanovskificazione consiste in una serie di arresti
dello sviluppo. Noi arrestiamo lo sviluppo normale e, benché possa sembrare un
paradosso, l'uovo reagisce germogliando.» 'Reagisce germogliando.' Le matite si
diedero da fare.
Commenti
Posta un commento