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Visualizzazione dei post da maggio, 2022

SOLO ET PENSOSO

Solo et pensoso i più deserti campi vo mesurando a passi tardi et lenti, et gli occhi porto per fuggire intenti ove vestigio human l’arena stampi. Altro schermo non trovo che mi scampi dal manifesto accorger de le genti, perché negli atti d’alegrezza spenti di fuor si legge com’io dentro avampi: sì ch’io mi credo omai che monti et piagge et fiumi et selve sappian di che tempre sia la mia vita, ch’è celata altrui. Ma pur sì aspre vie né sì selvagge cercar non so ch’Amor non venga sempre ragionando con meco, et io co·llui.

ERANO I CAPEI D'ORO A L'AURA SPARSI (nota)

  XC Erano i capei d’oro a l’aura spars i [nel manoscritto autografo si legge  laura , non  l'aura]   che ’n mille dolci nodi gli avolgea,   e ’l vago lume oltra misura ardea di quei begli occhi, ch’or ne son sì scarsi;   e ’l viso di pietosi color’ farsi,   non so se vero o falso, mi parea: i’ che l’esca amorosa al petto avea, qual meraviglia se di sùbito arsi?   Non era l’andar suo cosa mortale, ma d’angelica forma; e le parole   sonavan altro che pur voce umana;     uno spirto celeste, un vivo sole   fu quel ch’i’ vidi: e se non fosse or tale,   piagha per allentar d’arco non sana. NOTA PER L'INTENDIMENTO DELL'ULTIMA TERZINA  Compare un periodo ipotetico misto, composto da un indicativo in apodosi e congiuntivo in protasi, così componibile: se non fosse adesso tale (riferito alla percezione della bellezza di Laura e all'effetto prodotto sul poeta della sua vista), una piaga prodotta da una freccia scoccata non si sana per via dell'allentarsi dell'arco. L'

UN MADRIGALE DI LUCA MARENZIO SU SOLO ET PENSOSO (TESTO E MUSICA)

  https://www.youtube.com/watch?v=ZJlj1uy8cSA Luca Marenzio è un madrigalista rinascimentale  https://www.treccani.it/enciclopedia/luca-marenzio_(Dizionario-Biografico)/ xxxv Solo et pensoso i più deserti campi vo mesurando a passi tardi et lenti, et gli occhi porto per fuggire intenti ove vestigio human l’arena stampi. Altro schermo non trovo che mi scampi dal manifesto accorger de le genti, perché negli atti d’alegrezza spenti di fuor si legge com’io dentro avampi: sì ch’io mi credo omai che monti et piagge et fiumi et selve sappian di che tempre sia la mia vita, ch’è celata altrui. Ma pur sì aspre vie né sì selvagge cercar non so ch’Amor non venga sempre ragionando con meco, et io co·llui.

LEZIONE DEL 27 - UN SONETTO ENIGMISTICO - MATERIALI VARI

  Riprendo con i dati: i  Fragmenta  comprendono 366 (365, come i giorni in un anno, più uno introduttivo,  Voi ch'ascoltate ) componimenti, di cui 317 sonetti,   29 canzoni,  9 sestine , 7 ballate  e 4 madrigali .  Dopo il sonetto proemiale, già analizzato, nei  Rerum vulgarium fragmenta   la materia dell'ispirazione poetica di Petrarca è varia, ma un ruolo centrale è occupato dalla vicenda d'amore con Laura. Sotto questo profilo, lasciando da parte la questione dell'identificazione storica della donna (che anche Boccaccio metteva in dubbio)  ha comunque  senso, per comodità didascalica, riconoscere che la raccolta può essere suddivisa in due sezioni: i componimenti  in vita  (fino al 266) e quelli  in morte  di Laura (dal 267) Oltre al tema dell'amore per Laura, figura anche quello della tensione opposta dell'animo di Petrarca (a noi nota attraverso il  Secretum ) che lo porta da un lato a desiderare un perfezionamento spirituale, dall'altro a subire l'

INTRODUZIONE AL CANZONIERE - I lezione

Dai Rerum vulgarium fragmenta , sonetto proemiale Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono di quei sospiri ond’io nudriva ’l core in sul mio primo giovenile errore quand’era in parte altr’uom da quel ch’i’ sono, del vario stile in ch’io piango et ragiono fra le vane speranze e ’l van dolore, ove sia chi per prova intenda amore, spero trovar pietà, nonché perdono. Ma ben veggio or sì come al popol tutto favola fui gran tempo, onde sovente di me medesmo meco mi vergogno; et del mio vaneggiar vergogna è ’l frutto, e ’l pentersi, e ’l conoscer chiaramente che quanto piace al mondo è breve sogno.

PRESENTAZIONE DEL SECRETUM E TESTO PER COMPRENSIONE E ANALISI IN CLASSE

Il testo da cui è estrapolato il passo sotto riportato è un trattato dialogico, che Petrarca (nato nel 1304) scrive in prima stesura fra il '42 e il'43, a quasi quarant'anni. Di sicuro lo rivede anni dopo, probabilmente nel ‘53. È redatto in latino, suddiviso  in tre libri, secondo il modello dialogico già di Platone e di Cicerone, ripreso poi nella letteratura dei secoli successivi, ad esempio da Boezio, autore nel V secolo d. C. del De consolatione philosophiae . Gli interlocutori sono due: lo stesso poeta, indicato familiarmente come Francesco, e sant’Agostino, Augustinus ,  che discutono tra loro alla presenza di un testimone muto, la Verità. La scelta del latino risale a quella necessità di ricorso alla lingua dei dotti  che è motiva anche Dante nel caso del De vulgari eloquentia  o del De monarchia. Come Dante con la Divina commedia , però, anche Petrarca scegli per l'opera destinata a conferirgli l'immortalità, il Canzoniere , il volgare. I contenuti dei tre

INTRODUZIONE A PETRARCA PER PUNTI SVILUPPATI IN CLASSE

  SINTESI A INTRODUZIONE A PETRARCA ·                        La vita di Petrarca si dipana fra svariati luoghi, come s’addice a una personalità interiormente assai contrastata:  Arezzo (dove nasce nel 1304, da una famiglia di condizione borghese originaria di Firenze: il padre Petracco, notaio, era stato mandato in esilio dai guelfi  neri impadronitisi del potere), Avignone, Montpellier,  Bologna. A fine anni ’20 prende gli ordini minori e inizia un’intensa vita di viaggi (biblioteche). ·                        Petrarca trova una sorta di suo  rifugio  un  buen retiro    a Vaucluse, presso le sorgenti del Sorga, non lontano da Avignone ( otium ). ·                        Come  n egotium , sfrutta il suo prestigio d’intellettuale (nel 1341 viene incoronato poeta in Campidoglio con una solenne cerimonia) per perorare alcune cause politiche (ritorno del papa a Roma,  stabilimento dell’autorità imperiale in Italia; si appassiona per  Cola di Rienzo. ·                         Pur di stare l

La novella delle papere - materiali per venerdì 13 - (lezione completa al fondo)

  Carissime donne, sì per le parole de’ savi uomini udite e sì per le cose da me molte volte e vedute e lette estimava io che lo ’mpetuoso vento ed ardente della ’nvidia non dovesse percuotere se non l’alte torri o le piú levate cime degli alberi: ma io mi truovo della mia estimazione ingannato. Per ciò che, fuggendo io e sempre essendomi di fuggire ingegnato il fiero impeto di questo rabbioso spirito, non solamente pe’ piani, ma ancora per le profondissime valli mi sono ingegnato d’andare; il che assai manifesto può apparire a chi le presenti novellette riguarda, le quali non solamente in fiorentin volgare ed in prosa scritte per me sono e senza titolo, ma ancora in istilo umilissimo e rimesso quanto il piú si possono: né per tutto ciò l’essere da cotal vento fieramente scrollato, anzi presso che diradicato, e tutto da’ morsi della ’nvidia esser lacerato non ho potuto cessare, per che assai manifestamente posso comprendere, quello esser vero che sogliono i savi dire, che sola la miser