SAGGI ORWELL CORRETTI - lavoro nella settimana della pausa
Quel che non so dire non esiste
Martina, Alessandro, Andrea, Lorenzo
Il passo proposto si riferisce a uno dei momenti di quotidianità del protagonista. Winston si trova nella mensa comune per la consumazione del pranzo e viene colto di sorpresa da Syme, un amico, o sarebbe meglio dire camerata, volenteroso di intrattenere una conversazione su temi scottanti e pericolosi nella contingenza della narrazione. In una società costituita da pochi membri al potere, che fanno in modo di detenere un solido controllo sulle masse, occorre che la libertà dei cittadini venga abolita in ogni sua forma: dalla libertà di stampa, a quella di parola, per arrivare sino all’abolizione della libertà di pensiero. Le parole subiscono un controllo costante e persino le espressioni facciali di ogni cittadino, specialmente se membro del Partito Interno come Winston, vengono sottoposte a una maniacale analisi; le autorità come la psicopolizia sono sempre alla ricerca di una traccia, foss'anche un movimento impercettibile degli occhi, rivelatrice di una qualche sorta di ribellione e non-conformazione al sistema.
L’interlocutore sgradito è un piccolo ometto con capelli neri e certi occhi grandi e sporgenti, con una forte disposizione insieme alla melanconia e al riso, e che sembrava andar sempre cercando qualcosa nella faccia dell’interlocutore. Syme tenta in prima battuta di comprendere per quale motivo Winston abbia deciso di non prendere parte alla bella esecuzione dei prigionieri avvenuta qualche giorno prima. Winston in maniera lucida risponde di non aver avuto tempo, ma che certamente la rivedrà al cinema, tuttavia capisce bene che con Syme è meglio evitare questi argomenti; parlar con lui consiste soprattutto in un tentativo di distoglierlo da questi temi e risulta, viceversa, assai più prudente indurlo a discorrere della neolingua, in merito alla quale Syme dimostra sempre competenza e interesse. Syme è devoto al Partito e prende seriamente la questione della riformulazione di una lingua corrotta da verbi, aggettivi e nomi, per non parlare dei sinonimi. Obiettivo del Partito è infatti quello di voler mettere a punto una nuova edizione del Dizionario di Neolingua, una lingua che economizza le parole, facendo in modo che diminuiscano nel corso del tempo: - che bisogno c’è di una parola come cattivo se si può usare sbuono? Che bisogno c’è di sinonimi se si può riunire tutto in una parola o ancora che bisogno c’è di mantenere una parola quando questa può significare al tempo stesso se stessa e il suo contrario. Winston si svela nuovamente in uno sguardo che non convince pienamente il perspicace Syme. A sentire nominare il Big Brother, un sussulto tradisce i suoi veri pensieri, immediatamente colti dal suo interlocutore, che dimostra appunto di essere difficilmente ingannabile. Agli occhi di Syme Winston non ha infatti ancora ben capito quale sia l’obiettivo ultimo della neolingua e quanto questa costituisca una soluzione perfetta per la distruzione delle parole in modo da rendere in futuro il delitto di pensiero (definito psicoreato) di fatto inesistente. Di fronte a una prospettiva cupa di un futuro in cui il pensiero è uniformato e incapace di differenziarsi, Winston non può fare a meno di riporre la sua fiducia segretamente nei Prolet, soggetti sociali sottoposti a minor controllo, perché considerati inferiori e pressoché estranei al genere umano. Syme legge ancora una volta nella mente di Winston, ridicolizzando completamente l’ipotesi di vedere i prolet appunto come esseri umani. Paradossalmente, con questa mossa, l’interlocutore lascia trasparire il fatto che non sia proprio un evento del tutto impossibile. Syme tenta dunque di esemplificare a pieno le peculiarità della neolingua con una chiarezza che sembra di nuovo paradossale per uno che di mestiere tenta di rendere quasi impossibile la comunicazione di altri concetti. Le sue competenze, ma soprattutto, la sua intelligenza, sono manifeste agli occhi di chiunque, e proprio per quest’ultima ragione Syme sarà prima o poi condannato, secondo Winston, alla vaporizzazione, che poi nell’avanzare del romanzo si configura come una cancellazione dell’essere umano, più che fisica, mentale e comunque estesa anche alla memoria (ovvero la traccia) del soggetto in questione.
Tutto ciò è un monito che l’autore propone a seguito delle sue esperienze politiche, per indurci a riflettere sull’importanza di costruire un pensiero critico fino a quando si hanno gli strumenti per farlo, le parole, il primo elemento fondamentale per la formulazione di idee proprie. In questo modo Orwell tenta di trasferire il suo spirito critico, creato nel corso di un periodo politicamente denso di avvenimenti, al protagonista della narrazione, che diventa così un corrispettivo dello stesso autore.
Il senso di inadeguatezza prima, la volontà di esprimersi andando oltre il confine del già detto dopo, sono le due strade che Winston, così come Orwell, intraprende. La scrittura di un diario e la condivisione di idee sovversive sono la manifestazione di questa volontà di cambiare il sistema in qualcosa di nuovo e mai visto prima, senza volere nulla in cambio e, anzi, rinunciando al legittimo desiderio di poter condividere con qualcuno una medesima visione del mondo se non un'ideologia.
Winston è solo nella sua sovversione anche quando pensa di aver incontrato una persona, Julia, che con lui sembra effettivamente condividere i sentimenti di odio e repulsione per il Partito. Appare evidente che i due sono anche accomunati da un reciproco e profondo sentimento di amore, ma altrettanto evidente è la diversità delle due concezioni di Rivoluzione. Julia è concentrata sul presente, vuole risultati concreti nella sua vita e soprattutto non si cura delle generazioni a seguire. Questa posizione è per altro considerata brillante e acuta dalla ragazza. Winston invece non può fare a meno di ricordare che un tempo, quando il Partito ancora non aveva preso il potere, le cose andavano diversamente. C’era una comunità fatta di esseri umani capaci di pensare in maniera diversa, capaci di confrontarsi, provare affetto e amore reciprocamente. Winston non vuole restare nella bolla della sovversione individualista e mediocre, ma in questa posizione risulta veramente essere solo, solo et pensoso come direbbe Petrarca. A questa condizione si accosta inoltre la necessità di preservare la memoria, nel costante tentativo di non precipitare nell’abisso della dimenticanza, ovvero di quella cessazione di esistenza, che è peraltro l'obiettivo primo del Partito. Quando infatti l’essere umano smetterà di ricordare com'era il mondo prima, quando non avrà più il pensiero, ma ancor di più le parole per poterlo esprimere a se stesso e alle generazioni successive, il mondo avrà solo il Partito con degli esseri, detti umani, che lo seguono fanaticamente. La spaventosa apocalisse del senno umano rappresentata da Orwell può certo essere letta in chiave di ammonimento: invece di averne solo paura, meglio escogitare antidoti per sconfiggerla.
Odiare è un po' amare
Francesco,
Raffaele, Luca
Winston Smith ha 39 anni e vive in una
Londra che si trova sotto il dominio dell’Oceania, controllata dal Big Brother. Quest’ultimo osserva e
ascolta costantemente i cittadini attraverso il tele-screen, in modo che qualsiasi forma di ribellione al regime
venga subito repressa. In questa Londra distopica, la dimensione privata, l’intimità, non esistono: ovunque, in qualsiasi momento,
si può essere ascoltati e osservati dal Partito. La città è per nulla animata,
appare anzi spesso quasi deserta, ed è tappezzata di slogan in cui campeggia il
volto del Big Brother, corredata di scritte che sono messaggi martellanti: “La
guerra è pace, la libertà è schiavitù, l’ignoranza è forza.” Il protagonista,
Winston, vive in un palazzone condominiale molto anonimo, come la maggior parte
delle persone che abitano a Londra. Egli
lavora presso il Ministero della verità, ovvero il cuore della manipolazione delle informazioni. Una
sera, dopo il lavoro, prende coraggio e inizia a scrivere un diario, spinto
dall’episodio accaduto quella mattina a lavoro, i due minuti d’odio. In questo
evento, che veniva organizzato giornalmente, le persone erano indotte a
imprecare e insultare l’uomo più spregevole identificato dal regime, tal
Emmanuel Goldstein, un oppositore alla dittatura del Big Brother. In questi
momenti, dedicati all'espressione del sentimento in questione, più il tempo passa più la situazione degenera,
tanto che è difficile non lasciarsi coinvolgere dal sentimento (istinto)
collettivo: anche Winston, infatti,
sente di essere contagiato da questo odio. Nel protagonista però, accadono anche altri
fenomeni: ad esempio, a un certo punto la
sua rabbia non si dirige verso il solo Goldstein, ma per un poco ad altro, cioè
all’evento in sé, al Big Brother e alla Polizia del Pensiero. Al termine dei
due minuti di odio, l'immagine del Big Brother lampeggia sullo schermo e i
membri del partito esplodono in un canto ritmico, cadenzato su due consonanti "BB!... BB!" , mentre provano
evidentemente un senso di sollievo e sicurezza.
In questo passo si trova esemplificata la
facilità con cui si può, un potere assoluto può,
arrivare a controllare il popolo,
incanalando tutto il suo odio e la sua
frustrazione verso un capro espiatorio, in questo caso Goldstein.
Utilizzando il metodo dei due minuti d’odio si garantisce l’assoluta obbedienza
dei cittadini al Big Brother, nel quale essi
vedono (devono vedere) incarnati
sicurezza e ordine. Questo rituale è studiato per coinvolgere psicologicamente
gli spettatori, grazie anche all'accompagnamento di immagini e suoni fastidiosi, molto
invadenti.
Si tratta evidentemente di una valvola di
sfogo per l’aggressività e la frustrazione della popolazione, nonché
un modo per individuare un capro espiatorio da distruggere, incolpandolo
di tutto, ovvero di ogni problema e difficoltà della vita quotidiana. I due
minuti d’odio servono per mantenere un controllo ancora più serrato sul popolo
e sui membri del partito.
In un certo senso durante questi due
minuti d’odio si crea una situazione in cui amare e odiare sono connessi.
Infatti, mentre il popolo si scaglia su Goldstein, odiandolo e insultandolo,
nello stesso momento ama con tutto se stesso il Big Brother. Lo stato ottiene
così il doppio risultato di tenere in vita un nemico (o meglio l'idea
di un nemico) e di rappresentare se stesso come l'unico efficace baluardo
contro di lui, quindi l'amico di tutti.
In questo modo l’odio è condiviso da tutti
i cittadini ed è il BB a controllarlo, in modo da avere una popolazione che
dipenda completamente da lui e che non provi a ribellarsi. Avviene anche una spersonalizzazione: non esiste più il
soggetto, ma la collettività, nella
quale si diventa uno dei tanti.
D'altronde il Big Brother punta a questo, ovvero all’annientamento totale di una
persona, in modo che i suo sudditi siano semplicemente dei gusci vuoti, che il
partito unico controlla e muove a suo piacimento.
George Orwell molto probabilmente si è
ispirato a diversi soggetti per creare il personaggio di Big Brother. Uno di
questi è certo il regime totalitario comunista dell'Unione
Sovietica, che Orwell aveva osservato da vicino durante un viaggio in Europa
orientale negli anni '30. A questo si aggiunge la figura del "capo" veicolata dalla
cultura fascista, ma anche la forma del controllo governativo sui media e sulla vita
privata dei cittadini in generale, operato da stati di vario orientamento nel
corso del tempo. Comunemente lo si considera uno
scrittore che ha denunciato il totalitarismo e un critico dell'ideologia
comunista. Certo 1984, così come La
fattoria degli animali, mette a
nudo, mostrandone l'atrocità che non solo ne scaturisce ma li caratterizza, i regimi totalitari, nonché qualsiasi governo che
necessiti, per mantenersi, di esercitare un controllo sui sottoposti che
riguardi anche i loro pensieri, inclinazioni e, persino, desideri.
Per
chi scrivo?
Stefano, Andrea, Riccardo
Winston torna a casa da lavoro col piede
dolorante e deve salire i sette piani di scale che lo separano dal suo
appartamento. Intorno a lui ci sono decine di manifesti raffiguranti il Grande
Fratello, l’ente (o entità) al comando dello stato totalitario che domina l’Oceania,
accompagnati dalla scritta a lettere cubitali "IL GRANDE FRATELLO VI GUARDA".
Entrato a casa, avvicinandosi alla finestra tenendo le spalle al teleschermo,
un dispositivo che permette alla psicopolizia di controllare qualsiasi
movimento dei cittadini, Winston non vede altro che degrado. In lontananza, a
circa un chilometro, riesce a vedere il Ministero della Verità, suo luogo di
lavoro, in cui il suo compito consiste nel falsificare le notizie in modo tale
da far sembrare l'Oceania, uno dei tre grandi continenti, sempre vincitrice
nelle guerre. Oltre al Ministero della Verità ci sono altri tre ministeri: il
Ministero della Pace, il Ministero dell’Amore e il Ministero dell’Abbondanza.
Winston, dopo esser andato a lavoro, siccome esce tardi, rinuncia al pranzo e,
speranzoso di poter trovare del cibo, si dirige verso la sua cucina in cui in
realtà c’è solo una pagnotta di pane che deve però conservare per il
giorno successivo. Decide dunque di consolarsi con del Gin di pessima qualità,
il Gin Vittoria, un alcolico dal sapore simile all’acido nitrico e dall’odore
nauseabondo e oleoso. Dopo aver preso una sigaretta, si dirige verso la
scrivania, messa in una posizione tale da non farsi vedere dalla psicopolizia
tramite il teleschermo, e senza neanche rendersene conto, come fosse un’azione inconscia,
apre un cassetto per prendere un
bellissimo e antichissimo quaderno dalle pagine ingiallite e la copertina
marmorizzata: decide a quel punto di iniziare a scrivere un diario personale.
Ciò di per sé non è illegale, in quanto sotto il regime del Grande Fratello non
ci sono leggi, ma Winston è perfettamente consapevole che se lo scoprissero lo
potrebbero costringere ai lavori forzati, o addirittura potrebbero ucciderlo. Per
questo motivo, fin dal momento in cui prende il pennino in mano, inizia a
tremare, perché sa bene che lasciare anche solo un minimo segno su quella
delicata carta potrebbe essere un atto fatale per lui. Così, con molta esitazione, inizia a scrivere:
“1984”. Alzando il pennino dalla carta, un senso di completa impotenza e vari
problemi esistenziali lo assalgono. In particolare, per chi sta scrivendo
questo diario? Per il futuro? Per esseri umani non ancora nati? In breve le domande
lo sovrastano, così come il sospetto di fare qualcosa di perfettamente inutile,
oltre che forse letale per sé. Le svariate riflessioni lo portano, tra l’altro,
a chiedersi se il futuro sarà diverso rispetto ai giorni
che sta vivendo.
Il seguito della narrazione contribuisce
in una certa misura a rispondere ai dilemmi di Winston di quelle prime pagine:
lui e l’amante Julia, rei di essere diventati così intimi, verranno arrestati,
torturati e costretti ad incastrarsi
vicendevolmente dalla psicopolizia, che attua un programma per riformare le loro
menti manipolando i loro pensieri. Risulta insomma evidente che Winston, forse,
ha scritto per nessuno, dato che l’esito
di queste operazioni della psicopolizia è quello di fare in modo che in futuro non esista più nessuno che sia in
grado di capire quello che un Winston qualsiasi avrebbe potuto raccontare. Proprio
questo si può ritenere il succo della critica mossa da Orwell ai regimi
totalitari, tema spesso ricorrente nelle sue opere. Tanto il socialismo
stalinista quanto il totalitarismo comunista sono apparsi ai suoi occhi di socialista
democratico del tutto incapaci di promuovere la libertà individuale e la
democrazia. Al pari del colonialismo e dell'imperialismo
si sono rivelati entrambi forme di controllo dei sottoposti che non si
preoccupano nemmeno di mascherarsi. La violenza in loro connaturata è infatti
esibita attraverso slogan e imposizioni. Il pensiero e la libertà vacillano,
sotto l’attacco condotto nel profondo da questi regimi, che persino dopo essere
stati smascherati non smettono di reincarnarsi in forme sempre nuove.
Essere
visti sempre
Luca, Giacomo, Alessandro
Il capitolo inizia con una descrizione della città di Londra,
rappresentata come un luogo squallido e desolato, con edifici in rovina e
strade strette e buie. L'ambiente è quello di una società in cui la povertà e
la miseria sono diffusi, e la vita è dominata dalla guerra, dalla propaganda e
dalla sorveglianza costante.
Il protagonista, Winston Smith, è descritto come un uomo ordinario che lavora come funzionario al Ministero della Verità, il cui compito è quello di riscrivere la storia per adattarla alle esigenze del Partito Unico. Winston è infelice e insoddisfatto della sua vita e della società in cui vive, e comincia a nutrire pensieri di ribellione. Tuttavia, egli sa che questi pensieri sono pericolosi e che, se venissero scoperti, sarebbero puniti in modo severo.
Il protagonista si rende conto di come non si sappia mai quando si è sotto osservazione da parte della Psicopolizia, un'organizzazione del governo incaricata di sorvegliare i pensieri e le azioni dei cittadini. Il passo fa riferimento al fatto che sia impossibile sapere con certezza se e quando si sia sotto osservazione, e come perciò si debba convivere nel tormento costante del dubbio che ogni azione o suono sia osservato e registrato. Questo stato di allerta da parte dei cittadini rappresenta evidentemente un’abitudine, così come rientrano nella norma lo stato di ansia e paranoia permanenti, che rendono tutti nemici di tutti, compresi i genitori e i figli, che non di rado denunciano i propri genitori per comportamenti contrari al regime.
L'ultima frase del passo, in cui legge, a proposito dei componenti della società e del protagonista “dovevate vivere (e di fatto vivevate, in virtù di quell'abitudine che diventa istinto) presupponendo che qualsiasi rumore da voi prodotto venisse ascoltato e qualsiasi movimento — che non fosse fatto al buio — attentamente scrutato” sottolinea ancora una volta l'idea di una società dove la sorveglianza è parte integrante della vita quotidiana, e dove la privazione della privacy è diventata un evento normale.
La questione della permanente offesa della libertà individuale ha rappresentato un argomento d’interesse costante per George Orwell: nel saggio Omaggio alla Catalogna il tema della difesa dei diritti trova una sua esplicitazione in riferimento a eventi della storia a lui contemporanea. In 1984 questo tema è uno degli assi portanti della narrazione e informa la personalità del protagonista Winston, sotto specie di un’ossessione ch’egli coltiva in un mondo in cui dominano volontà opposte, volte a calpestare e, in crescendo, rendere inesistenti i diritti individuali. Il personaggio di Winston è spesso portavoce degli ideali dell'autore, almeno finché riesce a lottare anche a costo della sua salute mentale, che però viene completamente distrutta, rendendolo alla fine uguale a tutti, ovvero al servizio dello stato. Capiamo meglio come sia cambiato nella parte conclusiva del romanzo, in cui risuona questa frase agghiacciante, una vera e propria capitolazione: Era riuscito a trionfare su se stesso. Ora amava il Big Brother. Una completa resa, corredata dall'abbandono dei suoi ideali, da parte di Winston induce a sospettare che anche l'autore coltivi un profondo scetticismo in merito alla possibilità di contrastare la forza dirompente di certi regimi che mirano a nullificare gli individui.
Un’ultima considerazione, che rettifica almeno parzialmente un’interpretazione
pessimista del testo, riguarda il fatto che Winston non possa essere
visto come un personaggio positivo, nel
senso di particolarmente adatto a incarnare il ruolo di un oppositore a quello
specifico regime. Egli infatti nutre
scarsa fiducia in se stesso, come risulta palese quando viene torturato da O'Brien
nel Ministero dell’Amore, dove il suo pensiero subisce una metamorfosi,
uniformandosi del tutto al pensiero del
governo. La più grande debolezza attribuitagli,
in quella e in altre circostanze, da Orwell sembra essere di cercare comunque l’approvazione di
qualcuno, o meglio ancora la
condivisione: risulta chiaramente quando si confida con O'Brien, compiendo una
pessima scelta, dato che proprio lui sarà responsabile della fine della sua
libertà. Winston, per poter svolgere la parte di colui che sarebbe riuscito a eliminare il
controllo del Big Brother, avrebbe dovuto accettare sempre, non solo fino a un certo punto, di essere solo contro
tutti, come nella tradizione di tutti gli eroi prometeici, sospetti in genere di presunzione e arroganza, ma destinati
comunque a promuovere rivoluzioni nella
storia dell’umanità.
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