QUESTIONARIO DANTE

Assegnerò a ciascuno una delle seguenti domande, sulle quali dunque dovete prepararvi. 

1) Si capisce, anche dalla biografia politica di Dante, che fra i guelfi bianchi e i ghibellini ci fosse un terreno d'intesa. Parti da questo riferimento biografico e estendi poi il discorso al tema della divisione fra guelfi e ghibellini, alla sua insensatezza dal punto di vista del poeta  ormai in esilio e intento a scrivere la Divina commedia. Inserisci in questo tuo discorso i seguenti versi, dal VI canto del Paradiso, che devi parafrasare e commentare ricavandone il massimo profitto concettuale. 

Omai puoi giudicar di quei cotali
ch’io accusai di sopra e di lor falli,
che son cagion di tutti vostri mali.99

L’uno al pubblico segno i gigli gialli
oppone, e l’altro appropria quello a parte,
sì ch’è forte a veder chi più si falli.102

Faccian li Ghibellin, faccian lor arte
sott’ altro segno, ché mal segue quello
sempre chi la giustizia e lui diparte;105

e non l’abbatta esto Carlo novello
coi Guelfi suoi, ma tema de li artigli
ch’a più alto leon trasser lo vello.

2) Introduci la questione di Dante visionario, ovvero spiega in quali termini si possa intendere la qualifica in questione. Utilizza quanto hai scritto in merito per inserire parafrasi e commento dei seguenti versi, dal VI canto del Paradiso, non dimenticano lo spunto originario alla luce del quale devi condurre almeno una parte del commento.

E dentro a la presente margarita
luce la luce di Romeo, di cui
fu l’ovra grande e bella mal gradita.129

Ma i Provenzai che fecer contra lui
non hanno riso; e però mal cammina
qual si fa danno del ben fare altrui.132

Quattro figlie ebbe, e ciascuna reina,
Ramondo Beringhiere, e ciò li fece
Romeo, persona umìle e peregrina.135

E poi il mosser le parole biece
a dimandar ragione a questo giusto,
che li assegnò sette e cinque per diece,138

indi partissi povero e vetusto;
e se ’l mondo sapesse il cor ch’elli ebbe
mendicando sua vita a frusto a frusto,

assai lo loda, e più lo loderebbe».

3) Seguendo Agostino, Dante riprende nella Divina commedia l'idea basilare per il teologo e il filosofo padre della chiesa della distinzione fra civitas Dei e civitas terrena. Spiega precisamente di che cosa si tratti e collega poi quanto precisato con un'analisi (comprensiva di versione in prosa) e commento dei seguenti versi, tratti dal VI canto del Paradiso

Tosto che con la Chiesa mossi i piedi,
a Dio per grazia piacque di spirarmi
l’alto lavoro, e tutto ’n lui mi diedi;
24

e al mio Belisar commendai l’armi,
cui la destra del ciel fu sì congiunta,
che segno fu ch’i’ dovessi posarmi.
27

Or qui a la question prima s’appunta
la mia risposta; ma sua condizione
mi stringe a seguitare alcuna giunta,30

perché tu veggi con quanta ragione
si move contr’ al sacrosanto segno
e chi ’l s’appropria e chi a lui s’oppone.

4) Il peccato originale rende necessarî i poteri (tutti i poteri) e l'organizzazione politica. Si tratta di un'idea teologica sulla quale Dante fonda gran parte del suo pensiero politico. Dopo aver spiegato come si delinei e esprima, anche poeticamente, il suo pensiero in tal  senso, analizza (realizzando anche la versione in prosa) e commenta i versi riportati sotto, tratti dal VI canto dell'Inferno.

E quelli a me: "Dopo lunga tencione
verranno al sangue, e la parte selvaggia
caccerà l’altra con molta offensione.66

Poi appresso convien che questa caggia
infra tre soli, e che l’altra sormonti
con la forza di tal che testé piaggia.69

Alte terrà lungo tempo le fronti,
tenendo l’altra sotto gravi pesi,
come che di ciò pianga o che n’aonti.72

Giusti son due, e non vi sono intesi;
superbia, invidia e avarizia sono
le tre faville c’ hanno i cuori accesi".
141

5) Le tre cantiche contengono tre canti interamente politici. Concepisci una presentazione generale che possa illustrarne le caratteristiche e, sommariamente, i contenuti, in modo da introdurre adeguatamente i versi riportati sotto, che sono tratti dal VI canto del Purgatorio, e che devi analizzare (comprendendo la versione in prosa) e commentare, 

Ahi serva Italia, di dolore ostello,
nave sanza nocchiere in gran tempesta,
non donna di provincie, ma bordello!78


Quell’anima gentil fu così presta,
sol per lo dolce suon de la sua terra,
di fare al cittadin suo quivi festa;81

e ora in te non stanno sanza guerra
li vivi tuoi, e l’un l’altro si rode
di quei ch’un muro e una fossa serra.84

Cerca, misera, intorno da le prode
le tue marine, e poi ti guarda in seno,
s’alcuna parte in te di pace gode.87

6) Già solo nei tre sesti canti della Divina commedia l'argomento politico viene proposto in modo da avere una visione d'insieme di quella che complessivamente appare a Dante  come una rovina. Spiega cosa sia in rovina secondo il poeta (in un bilancio generale, per cominciare) e poi chi ne siano i principali responsabili (sempre in generale) e arriva quindi a introdurre il tema dei seguenti versi, tratti dal Purgatorio, che devi analizzare (con versione in prosa) e commentare, sempre alla luce del filo conduttore introdotto. 
E se licito m’è, o sommo Giove
che fosti in terra per noi crucifisso,
son li giusti occhi tuoi rivolti altrove?120

O è preparazion che ne l’abisso
del tuo consiglio fai per alcun bene
in tutto de l’accorger nostro scisso?123

Ché le città d’Italia tutte piene
son di tiranni, e un Marcel diventa
ogne villan che parteggiando viene.126

Fiorenza mia, ben puoi esser contenta
di questa digression che non ti tocca,
mercé del popol tuo che si argomenta.129

7) Sviluppa il tema di Firenze, città natale di Dante, dapprima in termini biografici, poi con riferimento alla Divina commedia, introducendo i seguenti versi che devi analizzare (con versione in prosa) e commentare. Si tratta di due selezioni, rispettivamente da Inferno e Purgatorio

E quelli a me: "Dopo lunga tencione
verranno al sangue, e la parte selvaggia
caccerà l’altra con molta offensione.66

Poi appresso convien che questa caggia
infra tre soli, e che l’altra sormonti
con la forza di tal che testé piaggia.69

Alte terrà lungo tempo le fronti,
tenendo l’altra sotto gravi pesi,
come che di ciò pianga o che n’aonti.72

Giusti son due, e non vi sono intesi;
superbia, invidia e avarizia sono
le tre faville c’ hanno i cuori accesi".
**********
Fiorenza mia, ben puoi esser contenta
di questa digression che non ti tocca,
mercé del popol tuo che si argomenta.129

Molti han giustizia in cuore, e tardi scocca
per non venir sanza consiglio a l’arco;
ma il popol tuo l’ ha in sommo de la bocca.132

Molti rifiutan lo comune incarco;
ma il popol tuo solicito risponde
sanza chiamare, e grida: "I’ mi sobbarco!".135

8) La storia, antica e contemporanea a Dante, fornisce al poeta un materiale fondamentale per le sue riflessioni politiche. Tratta l'argomento prima astrattamente e poi facendo riferimento sia al trattato De monarchia (in generale) sia alla Divina commedia, in modo da predisporti all'analisi (con versione in prosa) e commento dei seguenti versi, tratti dalla cantica Paradiso. 

Ma ciò che ’l segno che parlar mi face
fatto avea prima e poi era fatturo
per lo regno mortal ch’a lui soggiace,
84

diventa in apparenza poco e scuro,
se in mano al terzo Cesare si mira
con occhio chiaro e con affetto puro;
87

ché la viva giustizia che mi spira,
li concedette, in mano a quel ch’i’ dico,
gloria di far vendetta a la sua ira.
90

Or qui t’ammira in ciò ch’io ti replìco:
poscia con Tito a far vendetta corse
de la vendetta del peccato antico.
93

E quando il dente longobardo morse
la Santa Chiesa, sotto le sue ali
Carlo Magno, vincendo, la soccorse.

9) Sulla politica come attività umana pesa un giudizio feroce da parte di Dante, che s'inaugura nel VI canto dell'Inferno e viene ribadito nelle due cantiche seguenti: questo è ravvisabile  anche limitandosi ai soli sesti canti. Dopo aver fatto riferimento anche alla biografia dantesca (per quanto attiene all'argomento in questione) approfondisci, spiegando da dove nasca, e come si manifesti, tale implacabile condanna, per poi arrivare a introdurre in modo conseguente i versi che riporto di seguito, dal VI canto del Paradiso

E dentro a la presente margarita
luce la luce di Romeo, di cui
fu l’ovra grande e bella mal gradita.129

Ma i Provenzai che fecer contra lui
non hanno riso; e però mal cammina
qual si fa danno del ben fare altrui.132

Quattro figlie ebbe, e ciascuna reina,
Ramondo Beringhiere, e ciò li fece
Romeo, persona umìle e peregrina.135

E poi il mosser le parole biece
a dimandar ragione a questo giusto,
che li assegnò sette e cinque per diece,138

indi partissi povero e vetusto;
e se ’l mondo sapesse il cor ch’elli ebbe
mendicando sua vita a frusto a frusto,141

assai lo loda, e più lo loderebbe».

10) Faccian li Ghibellin, faccian lor arte

sott’ altro segno, ché mal segue quello
sempre chi la giustizia e lui diparte;105

e non l’abbatta esto Carlo novello
coi Guelfi suoi, ma tema de li artigli
ch’a più alto leon trasser lo vello.108

Molte fïate già pianser li figli
per la colpa del padre, e non si creda
che Dio trasmuti l’armi per suoi gigli!111

Questa picciola stella si correda
d’i buoni spirti che son stati attivi
perché onore e fama li succeda:114

e quando li disiri poggian quivi,
sì disvïando, pur convien che i raggi
del vero amore in sù poggin men vivi.
I versi sopra riportati sono tratti dal VI canto del Paradiso. Contestualizzali, analizzali (con versione in prosa) e commentali, per poi dedicarti a trattare la questione (sempre dal punto di vista dantesco e con riferimenti alla Divina commedia)  della distanza che corre fra intenzioni e azioni, e dell'inevitabile corruzione degli ideali, nel momento in cui, scendendo sul terreno della contesa politica, animano interessi personali e materiali. 

11) Farinata e ’l Tegghiaio, che fuor sì degni,
Iacopo Rusticucci, Arrigo e ’l Mosca
e li altri ch’a ben far puoser li ’ngegni,81

dimmi ove sono e fa ch’io li conosca;
ché gran disio mi stringe di savere
se ’l ciel li addolcia o lo ’nferno li attosca".84

E quelli: "Ei son tra l’anime più nere;
diverse colpe giù li grava al fondo:
se tanto scendi, là i potrai vedere.87
***
Ahi gente che dovresti esser devota,
e lasciar seder Cesare in la sella,
se bene intendi ciò che Dio ti nota,93

guarda come esta fiera è fatta fella
per non esser corretta da li sproni,
poi che ponesti mano a la predella.
***
Tosto che con la Chiesa mossi i piedi,
a Dio per grazia piacque di spirarmi
l’alto lavoro, e tutto ’n lui mi diedi;
24

e al mio Belisar commendai l’armi,
cui la destra del ciel fu sì congiunta,
che segno fu ch’i’ dovessi posarmi.

Le tre selezioni di terzine riportate sopra sono tratte, nell'ordine, dalla cantica Inferno, da quella Purgatorio e dal Paradiso. Sfruttale tutte e tre (contestualizzandole, analizzandole con versione in prosa e commentandole) in modo da ragionare sul tema dell'impegno politico e della sua opposta declinazione (sempre esclusivamente nel poema): per alcuni determina la morte secunda, mentre  altri conquistano, anche grazie a esso,  meriti eterni nell'empireo. 

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